Il Festival Panafricano a Torino

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Progetto di riferimento: 

di Ilaria Adjei e Giulia Abrate

Il Festival Panafricano viene lanciato per la prima volta nel 2014 da alcune associazioni della diaspora africana presenti in Torino. L’obiettivo principale del festival è di creare un gruppo di lavoro che valorizzi le diversità culturali delle varie comunità: a tale scopo il festival promuove il patrimonio culturale delle comunità africane e cerca di aumentare la consapevolezza tra i cittadini italiani. L’evento è tradizionalmente organizzato attorno alla celebrazione della Giornata dell’Africa del 25 maggio (data della fondazione dell’Organizzazione dell’Unità Africana nel 1963) e giunge quest’anno alla sua quarta edizione.

L’evento è iniziato giovedì 25 maggio con un’apertura molto interessante alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, partendo da una degustazione di cibi tradizionali provenienti dalla Nigeria, preparati durante un Cooking Show a cura di Vittorio Castellani, conosciuto anche come Chef Kumalè.

Successivamente a questa deliziosa entrèe, oltre che il palato, anche le orecchie sono state deliziate da un concerto di apertura proposto da un’orchestra di ragazzi provenienti da diverse scuole superiori musicali presenti sul territorio, in collaborazione con la Rete, La Musica del corpo, della mente e del cuore, di Pequenas Huellas. La serata si è conclusa con un Concerto di musica africana offerto dal Gruppo Gospel Ecumenico Nigeriano.

Nella seconda giornata, che si è tenuta presso le Officine Corsare venerdì 26 Maggio, abbiamo assistito ad un intervento molto interessante: il Progetto Back to the future – RE.TE ONG. L’incontro ha avuto come tema principale il rimpatrio volontario.

La relatrice, Sabrina Marchi, ha trattato i seguenti punti:

  1. Si parla di rimpatrio volontario quando migranti che non hanno ancora ottenuto la cittadinanza decidono di rientrare nel Paese di origine per vari motivi, tra cui la mancata integrazione nel tessuto sociale italiano, condizioni di sfruttamento o perdita del lavoro.

  2. Sebbene l’incontro riguardasse in particolare l’Africa, il progetto della RE.TE ONG è offerto anche a migranti provenienti da Asia e Sud America. Il progetto tiene relazioni formali con un numero limitato di Paesi, ma in caso un migrante il cui Stato non sia coinvolto in “Back to the Future” volesse tornare a casa, la ONG può attivare la sua rete di contatti ed aiutarlo.

  3. Il progetto “Back to the Future” è finanziato tramite l’ottenimento di fondi pubblici.

  4. Per ottenere il supporto di “Back to the Future”, i migranti devono presentare una proposta alla ONG per quanto riguarda il dispendio dei fondi nel Paese di origine: l’utilizzo della somma di denaro non è lasciato a completa discrezione del migrante, ma quest’ultimo viene seguito per i primi sei mesi nel Paese d’origine da un’associazione presente sul territorio e in contatto con RE.TE. Nel caso in cui il rientro nel Paese d’origine non dia i frutti sperati, RE.TE ONG non sosterrà il rientro in Italia del migrante.

L’incontro ha suscitato un interesse particolare da parte della comunità togolese, alla quale la giornata del festival era dedicata, ma non solo: Sabrina Marchi ha efficientemente risposto alle domande di un pubblico incuriosito e cosmopolita. Solo il profumo delizioso del pranzo togolese, che veniva intanto preparato nelle cucine delle Officine Corsare, è riuscito a distogliere l’attenzione del pubblico dalla vivace presentazione del progetto.

La quarta e ultima giornata del Festival Panafricano si è svolta all’insegna dello sport e del divertimento. Si sono svolte delle partite di calcio di squadre formate dai calciatori dei diversi Paesi della diaspora africana presente sul territorio che hanno partecipato all’iniziativa. La giornata si è conclusa con una cena con piatti tipici, offerta dagli organizzatori, e i ringraziamenti dai medesimi per la buona riuscita di questa quarta edizione del Festival.

(L'articolo costituisce il risultato di un progetto coordinato dal CSA, volto alla formazione e alla promozione di una redazione composta da giovani della diaspora a Torino)

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