Il secondo appuntamento del progetto “Diritti, Migrazioni e Relazioni internazionali”, è stato organizzato presso il Senato della Repubblica dal CSA in collaborazione con la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, e si è concentrato sui temi principali toccati dalla Convenzione ONU sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie che proprio nel 2015 ha celebrato il suo 25° anniversario.
Il quarto di secolo trascorso dall’approvazione da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite della Convenzione sui diritti dei lavoratori migranti corrisponde, per l’Italia, a venticinque anni di cambiamenti sociali, economici e culturali. Dalla fine degli anni Ottanta l’immigrazione straniera ha assunto nel nostro paese proporzioni sempre più consistenti e, insieme all’invecchiamento della popolazione, rappresenta uno dei fattori chiave della struttura socio-demografica della nostra società.
Riflettere sui diritti dei lavoratori migranti africani in Italia, valorizzando la loro doppia appartenenza culturale e economica, può costituire il presupposto per impostare un’agenda delle relazioni multilaterali e bilaterali tra Italia e Africa che veda come protagonisti anche i paesi di provenienza.
Se nel dibattito pubblico si guarda al fenomeno delle migrazioni in un’ottica prevalentemente ‘emergenziale’, la Convenzione - definendo e sostenendo esplicitamente i diritti civili, sociali ed economici in capo ai migranti - aiuta a capovolgere questa prospettiva e a inquadrare i flussi migratori come un fenomeno strutturale dell’attualità italiana ed europea, in grado di contribuire alla definizione del ruolo internazionale del nostro paese. La Convenzione riconosce e sancisce un aspetto fondamentale del processo migratorio: la vulnerabilità dei lavoratori migranti, che, in quanto stranieri in transito, spesso in condizioni di lavoro precario, sono meno tutelati e più “esposti” rispetto agli altri lavoratori, dal momento che i loro diritti spesso non sono tutelati né dalla legislazione dello stato ospitante né da quella del loro stato di origine.
Il fatto che la Convenzione ONU non sia stata ratificata da nessuno dei principali “paesi di destinazione” - e in particolare da nessun paese europeo - è un segno tangibile della difficoltà da parte dei singoli Stati a rinunciare a una parte della propria sovranità nonostante negli ultimi tempi la questione migratoria abbia assunto una valenza soprattutto internazionale e si mostri sempre più complessa da affrontare con le tradizionali politiche dei singoli Stati. Nella regione mediterranea milioni di profughi si mescolano e si sovrappongono a migranti economici irregolari: la pressione migratoria sui confini dell’Europa meridionale ed occidentale è forte, ed è sempre più urgente la consapevolezza della necessità di una politica comune in grado di gestire i flussi migratori nella tutela dei diritti fondamentali di tutti i migranti. Il rispetto dei diritti dei lavoratori migranti è una delle condizioni essenziali per governare le migrazioni.
Il dibattito è stato introdotto da Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani. Sono poi seguiti gli interventi di Khalid Chaouki, membro della Commissione Affari Esteri della Camera, Barbara Terenzi, Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani, Massimo Livi Bacci, professore ordinario Università di Firenze, Alessandra Ballerini, consulente di Terre Des Hommes e Cgil, e Pier Antonio Panzeri, deputato al Parlamento europeo. L’incontro è stato concluso da Pietro Marcenaro, già presidente della Commissione Diritti Umani a Palazzo Madama, presidente del Centro piemontese di Studi Africani.