Eppur si muove: progressi e limiti nella protezione dei diritti dei lavoratori migranti

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Quando: 
Lunedì, 29 Giugno, 2015 - 15:30
Dove: 
Aula B1, Campus Luigi Einaudi, Torino

Il progetto “Diritti, migranti e relazioni internazionali” è stato presentato dal Centro Piemontese di Studi Africani il 29 giugno 2015 presso il Campus Luigi Einaudi di Torino in occasione del primo dei tre appuntamenti in programmazione “Eppur si muove: progressi e limiti nella protezione dei diritti dei lavoratori migranti”. I lavori sono stati aperti da Pietro Marcenaro, Presidente del CSA e da Monica Cerutti, Assessore alle Politiche giovanili, Diritto allo studio universitario, Cooperazione decentrata internazionale, Pari opportunità, Diritti civili, Immigrazione. Sono intervenuti: Manuela Tomei, Direttrice Dipartimento WORKQUALITY, ILO Ginevra, Ferruccio Pastore, Direttore Fieri, Jaouhari Abdeslam, CGIL immigrati, Irene Bono, Università di Torino, Lorenzo Trucco, Presidente ASGI, Elsa Fornero, Ministro del Lavoro in carica al momento della ratifica dell’Italia della Convenzione ILO 189, Maria Rosaria Spione, INCA CGIL.

Secondo recenti stime delle Nazioni Unite, i migranti internazionali nel mondo sono 232 milioni e rappresentano il 3% della popolazione mondiale: 150 milioni di questi sono lavoratori. Anche se si tratta di cifre che sottostimano l’effettiva entità del fenomeno (secondo l’OIM circa il 10-15 percento dei migranti si trova in una situazione di ‘irregolarità’), i valori ci dicono che la popolazione migrante è raddoppiata nell’ultimo quarto di secolo.

In Italia, secondo i dati presentati nel Rapporto Immigrazione 2015, i cittadini stranieri residenti sono circa 5 milioni, l’8% della popolazione nazionale: mediamente sono più giovani rispetto agli italiani e incidono per circa un sesto sulle nuove nascite. Se nel 2014 il numero degli stranieri residenti in Italia è cresciuto a un ritmo inferiore rispetto agli anni precedenti, significativa è stata l’impennata del numero di profughi (170.000), arrivati via mare dall’Africa e dall’Asia, seppure in buona parte interessati a raggiungere altri paesi. Trai vari aspetti non si può sottovalutare il contributo dei lavoratori stranieri alla produzione nazionale: in Italia circa 2 milioni e 400 mila stranieri producono l’8,8% del reddito nazionale, per una cifra complessiva di oltre 123 miliardi di euro.

Sono molti e diversi i motivi che spingono le persone a spostarsi da un paese all’altro: disuguaglianze di reddito e demografiche, disuguaglianze in materie di diritti, ricongiungimenti familiari, crisi umanitarie, fattori climatici. Non tutte le migrazioni hanno come obiettivo la ricerca di migliori condizioni di lavoro, ma per tutti i migranti l’inserimento nel mercato del lavoro è allo stesso tempo una necessità e un fattore di integrazione sociale nel paese di accoglienza. La ricerca del lavoro e l’inserimento lavorativo sono aspetti fondamentali dei processi migratori e hanno conseguenze importanti sulla struttura e sulle dinamiche del mercato del lavoro tanto nei paesi di accoglienza quanto nei paesi di origine. 

Le migrazioni non sono un fenomeno nuovo: non solo non sono destinate a diminuire nei prossimi anni, ma per alcuni paesi a bassa crescita demografica potrebbero rivelarsi un fattore decisivo per l’economia nazionale. Relegare il dibattito sulla questione migratoria alla discussione di misure di gestione delle ‘emergenze’, di sicurezza nazionale, di protezione delle frontiere significa rinunciare a priori a prospettive che includano gli interessi dei paesi di accoglienza, dei paesi di origine e degli stessi lavoratori, in un’ottica di sviluppo inclusiva e sostenibile. Una discussione pubblica articolata e consapevole è indispensabile per articolare politiche in materia di lavoro, politiche sociali, equità di genere, e per costruire scenari di collaborazione a più livelli: internazionale, regionale, nazionale, locale.