1° Conferenza Ministeriale Italia-Africa: proposte per le migrazioni.

Italiano

di Luca Barana

La Prima Conferenza Ministeriale Italia-Africa, che si è svolta a Roma il 18 maggio, segna il passaggio a una nuova dimensione nelle relazioni fra il nostro Paese e il Continente africano. Da alcuni anni, le relazioni con l’Africa sono tornate ad essere un driver centrale nella politica estera italiana, come testimoniato dalle visite del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio in diversi Paesi africani. La Conferenza costituisce dunque un punto di arrivo per un percorso di approfondimento delle relazioni con il Continente culminato nell’incontro di oltre 50 rappresentanti ministeriali di Stati africani a Roma; ma rappresenta anche un punto di partenza, come sottolineato anche dal Presidente della Commissione dell’Unione Africana, Dlamini Zuma, che, nel suo intervento durante i lavori dell’incontro, ha evidenziato come un’occasione simile rafforzi sensibilmente la cooperazione, ma come ora sia necessario passare dalle parole ai fatti concreti.

La conferenza si è svolta alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del premier Matteo Renzi e dei Ministri Paolo Gentiloni, Angelino Alfano, Maurizio Martina e Gian Luca Galletti. Il Presidente della Repubblica ha sottolineato l’esigenza di rilanciare la cooperazione e la solidarietà fra Europa ed Africa, invece di ricorrere a muri e barriere: a questo proposito, l’Italia costituisce un “ponte naturale” verso l’Africa e può giocare un ruolo significativo per ragioni geografiche, storiche e politiche.

L’agenda ha previsto approfondimenti tematici sulla sostenibilità economica, quella socioambientale e pace e sicurezza, ma sin dai primi interventi il tema dei flussi migratori è stato posto al centro dei lavori, nella convinzione che il fenomeno migratorio costituisca una caratteristica strutturale delle relazioni Italia-Africa, che non può essere affrontata solamente nel momento dell’emergenza.

Per questo motivo, ricercare soluzioni di breve periodo non giova a un rapporto di cooperazione paritaria fra Europa ed Africa, tutt’al più se le soluzioni proposte indicano la via della chiusura. I lavori si sono dunque incentrati sull’idea di “migrazione sostenibile”, che rispetti le necessità e le priorità dei Paesi di origine, transito e destinazione dei flussi migratori. Il coinvolgimento dei Paesi di origine e transito dei migranti, soprattutto in Africa, costituisce uno dei punti principali delle proposte italiane in sede europea, nella convinzione che un fenomeno strutturale di tale portata debba essere affrontato tramite una reale cooperazione con i Paesi africani.

Proprio la Conferenza Italia – Africa ha costituito l’occasione per presentare ai rappresentanti del Continente il Migration Compact, la proposta italiana all’Unione Europea per una nuova gestione del fenomeno migratorio. Il Compact prevede una serie di iniziative da parte europea, come l’emissione di prodotti finanziari innovativi e un nuovo sistema di quote nazionali e redistribuzione dei migranti meritevoli di protezione internazionale, proponendo invece ai Paesi africani effettive forme di collaborazione nel controllo delle frontiere, nel rimpatrio dei migranti irregolari e nella distinzione fra i migranti economici e richiedenti asilo, che non sempre però risulta così semplice. L’idea di fondo è di sostenere economicamente i Paesi africani, affinché rilancino gli sforzi per una gestione dei flussi migratori nelle loro aree di origine e transito.

Alla base delle proposte italiane, e della struttura stessa dei lavori della Conferenza, vi è la convinzione che le migrazioni non debbano essere affrontate come una dinamica a sé stante ed esclusiva delle relazioni Europa – Africa: bisogna infatti ricordare che il numero delle persone che viaggiano verso l’Europa è ancora inferiore rispetto a quello dei cittadini africani che si spostano da un Paese all’altro del Continente (con l’esclusione della regione dell’Africa Settentrionale). In ogni caso, i flussi migratori affondano le proprie radici in contesti sociali complessi e, in particolare, in una dinamica demografica che vede la crescita delle popolazione giovane, bisognosa di nuovi posti di lavoro, e di quella urbanizzata. Il legame fra sviluppo e riduzione dei flussi migratori è così particolarmente evidente: il “co-sviluppo”, una crescita condivisa e inclusiva.

E su questo aspetto che la distinzione fra migranti economici e richiedenti asilo diventa ancora più flebile. Se il riconoscimento della protezione internazionale per le vittime di conflitti e discriminazioni rimane una priorità indispensabile, lo stesso Migration Compact propone l’apertura di nuovi canali di ingresso legale in Europa per i lavoratori migranti. Questa “migrazione circolare” da un lato risponde alla domanda di lavoro nei mercati europei e dall’altro favorisce lo sviluppo dei Paesi di origine tramite l’invio delle rimesse (600 miliardi di dollari a livello globale nel 2015, secondo la Banca Mondiale) e il trasferimento di capitale sociale e competenze.

A fronte di queste riflessioni, il Governo italiano ha tenuto a sottolineare come l’Africa costituisca un’opportunità per l’Italia, una consapevolezza che il nostro Paese intende trasferire anche in Europa: per questo motivo, il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha annunciato che, nell’ambito della discussione delle proposte del Migration Compact, l’Italia si attende dal prossimo Consiglio Europeo di giugno un nuovo piano operativo per l’Africa e l’avvio di progetti pilota in breve tempo.

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