La crisi silenziosa degli afro-discendenti

Italiano
Progetto di riferimento: 

di Ada Ugo Abara

In Italia è in corso una crisi silenziosa, distruttiva quanto quella economica: è una crisi che tocca tutti noi italiani, ma non tutti abbiamo gli strumenti per affrontarla; è travolgente, è seducente, è inattesa, è pervasiva e coinvolgente. Eravamo consapevoli che un giorno sarebbe potuto succedere, ma non eravamo davvero preparati, non sapevamo che sarebbe stato così dirompente. Forse alcuni dei lettori si staranno chiedendo: è possibile che i media italiani non abbiano mai affrontato una questione di tale portata? Chi sono le persone coinvolte? Di quale emergenza si sta parlando?

Si tratta dell'emergenza “afro”, o “emergenza nera”. Si tratta di centinaia di migliaia di afrodiscendenti che camminano per le strade italiane. È un'emergenza significativa, ma invisibile: gli afrodiscendenti sono sono visibili, ma allo stesso tempo invisibili. È un’emergenza perché è connessa a problematiche che emergono in tutti gli ambiti e i protagonisti non sono solo soggetti passivi. È un’emergenza perché non ce l’aspettavamo e abbiamo bisogno di nuovi strumenti per interpretare questa realtà.

Ovunque andiamo, è possibile incontrare gli afrodiscendenti, ma spesso non si sa come riconoscerli: questi giovani afroitaliani non sono stranieri, non sono immigrati, non sono “ospiti”, non sono di passaggio. Insomma, non rientrano in nessuna delle vecchie categorie mentali. Siamo stati abituati a vedere solo una categoria di queste persone, quelli che non parlano bene la lingua, non si lanciano in conversazioni di spessore, hanno un passato migratorio alle spalle, hanno una patria che li reclama ed a cui vorrebbero tornare un giorno. Non sono più quei lavoratori riservati a cui possiamo gridare ogni oscenità perché intanto non rispondono.

Questi nuovi soggetti sono afro, ma sono anche italiani e non vengono da luoghi lontani e mai sentiti. Sono le nuove generazioni italiane, giovani che conoscono la stessa vita che conosciamo noi, parlano la stessa lingua che parliamo noi, hanno frequentato le nostre stesse scuole e guardato gli stessi cartoni animati. Sono studenti universitari, docenti, ingegneri, poeti, medici, artisti, attivisti politici e disoccupati proprio come noi.

Ecco perché la crisi è subdola. Ecco perché è così sconvolgente e disarmante. Di fronte a loro non abbiamo più niente. Non abbiamo più stereotipi da sfoggiare, non abbiamo né complimenti, né insulti. Non vale più dire "come parli bene la nostra lingua", né "torna al tuo paese". Questa è la loro lingua e questo il loro paese e, soprattutto, ne sono consapevoli.

La massima espressione di questa crisi è il fermento culturale che ne deriva. Gli afrodiscendenti formano associazioni e gruppi di riflessione, scrivono articoli su blog, riviste e giornali. Si nascondono tra di noi e colpiscono quando meno ce l’aspettiamo. Sono nelle scuole e nelle istituzioni; si definiscono italiani, dicono “noi italiani”, ed esprimono al massimo la loro italianità.

Quanto durerà quindi questa crisi? Siamo solo all'inizio. Il Paese si sta trasformando e la doppia appartenenza culturale e il background migratorio di molti nostri giovani sono parte del cambiamento. Possiamo decidere di restare indietro, nelle nostre bolle sicure o lanciarci in questa nuova avventura. Possiamo provare a conoscere un po’ meglio i nostri vicini, gli amici dei nostri figli, la scrittrice afroitaliana e la venditrice. Chissà, potrebbe anche piacerci!

(L'articolo costituisce il risultato di un progetto coordinato dal CSA, volto alla formazione e alla promozione di una redazione composta da giovani della diaspora a Torino)

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