La via si fa andando: il futuro del Centro Interculturale secondo gli Assessori Leon e Giusta

Italiano
Progetto di riferimento: 

di Esperance Ripanti

Il futuro: intervista agli Assessori Giusta e Leon

Quale futuro si intende costruire per la città? Quali strumenti per favorire la cultura del dialogo e della coesione? Quali prospettive attendono le nuove generazioni? Domande importanti, domande alle quali possono rispondere solo i diretti interessati, coinvolti in quest’operazione di rinnovo e di ulteriore miglioramento del Centro Interculturale.

Per l’ultima parte del nostro reportage, dedicata al futuro del Centro, delle vite che lo tengono vivo e delle sue attività, abbiamo incontrato Francesca Leon e Marco Giusta, rispettivamente Assessora alla cultura e Assessore alle politiche interculturali.

Dopo 20 anni di attività, celebrati oggi, il Centro Interculturale guarda al futuro: quali iniziative ed attività saranno protagoniste della nuova vita del Centro? Il Centro continuerà a guardare con interesse ai cambiamenti sociali apportati dalle nuove migrazioni? 

GIUSTA - L’idea è quella di utilizzare il regolamento dei beni comuni, ma non solo, per creare uno spazio, anche sostenibile economicamente. Il percorso prevede di riuscire ad utilizzarlo come punto nevralgico della realtà cittadina e culturale. Poi il Centro Interculturale, essendo all’interno di numerose reti, potrebbe diventare uno spazio più forte, coinvolgendo anche i quartieri del centro cittadino. Questo potrebbe aumentare i flussi di persone, magari con l’apporto di diversi tipi di accompagnamenti che dalla periferia giungono qui. Quello che ci preme è poter realizzare strumenti che agevolino l’entrata all’interno di questo Centro Interculturale.

Attirare fuori dal centro città le persone e portarle qui sarà un po’ difficile. Ma si troverà qualcosa di particolare che interessa e coinvolge, magari personalmente. Cercheremo di capire le iniziative che possono interessare anche le altre persone. Per suscitare curiosità e avvicinarle a noi.

LEON - Stiamo lavorando alla programmazione. Ovviamente proseguono numerose attività: stiamo lavorando sulla formazione della lingua, sulla promozione della formazione di un centro regionale di formazione etno-musicale, sfruttando la scuola di musica per poter unire insieme le culture musicali provenienti dai Paesi protagonisti della diaspora. Col CSA stiamo sviluppando percorsi di formazione per le associazioni e l’obiettivo è quello di andare avanti su questa strada. E anche a livello artistico lo spazio è a disposizione: lo scopo è quello di permettere alle associazioni di potersi presentare.

Quale ruolo ritiene possa giocare l’associazionismo all’interno delle comunità migranti presenti sul territorio? Le associazioni possono essere uno strumento utile a favorirne la partecipazione e l’integrazione? 

GIUSTA - Ci sono già dei percorsi a un livello molto alto: continueremo su questa linea che stiamo studiando e adeguando ai tempi, per mantenerli sempre sulla stessa linea positiva. Con Jerome (direttore del Festival PanAfricano) alla cena di autofinanziamento per il Festival Panafricano abbiamo affrontato il discorso della richiesta d’asilo. Un migrante che arriva in città passa un’estesa quantità di tempo in attesa anche solo di una risposta. Allora abbiamo fatto un ragionamento su come le associazioni possono attuare iniziative, corsi di inserimento nella comunità per questi soggetti che nell’attesa non hanno nulla di concreto da fare. Riuscendo a dare così a queste persone delle capacità e delle abilità necessarie nel mondo del lavoro al giorno d'oggi, evitando l'equazione migrante (o rifugiato) uguale bassa scolarizzazione e capacità e destinando quindi chi arriva ai lavori più umili. Pensiamo, invece, ad garantire a chi arriva il pieno impiego delle proprie competenze e capacità: ne avremmo tutte e tutti da guadagnarci.

Dico questo perché Torino si è sempre basata tantissimo sul terzo settore e le associazioni: l’associazionismo stesso è fondamentale per tessere delle relazioni importanti con tanti pezzi della cittadinanza. E la mia conoscenza con Fatima Lafran o con i ragazzi dell’ASAI mi ha formato come cittadino, ancora prima che come protagonista  dell’istituzione cittadina.

LEON - L’intenzione è proprio quella di favorire questo ruolo delle associazioni. Abbiamo cominciato con un’assemblea pubblica in cui hanno partecipato numerosi rappresentanti di associazioni. Attraverso il regolamento dei beni comuni e l’apertura del centro sociale alla domenica, si sigla un patto di collaborazione tra le associazioni che parteciperanno all’apertura del Centro. Sarà un percorso complesso, ma cercheremo di adeguarci e in questo modo le associazioni non lavoreranno solo dentro al Centro, ma saranno conduttrici della gestione del centro stesso.

Il Centro Interculturale mira anche a valorizzare ulteriormente il contributo della cultura della diaspora e delle comunità migranti? 

LEON - La Città è socio fondatore del CSA, e lavoriamo dunque anche attraverso il CSA. Dopo una più approfondita analisi di esigenze e bisogni, attraverso il CSA lavoreremo soprattutto su questo aspetto già affrontato nella riunione dei soci e che non verrà lasciato cadere.

(L'articolo costituisce il risultato di un progetto coordinato dal CSA, volto alla formazione e alla promozione di una redazione composta da giovani della diaspora a Torino)

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