Mostra fotografica "Le vittime della nostra ricchezza" di Stefano Stranges

Italiano
Quando: 
Sabato, 17 Settembre, 2016 - 00:00
Progetto di riferimento: 
Dove: 
Alliance Française - Via Saluzzo 60 - 10125 Torino

Le vittime della nostra ricchezza
Il Coltan è oggetto di una lunga catena commerciale che implica pesanti conseguenze sui diritti umani e ambientali. Questo minerale, utilizzato nella produzione di svariati materiali di alta tecnologia, è fondamentale per la realizzazione degli smartphone. Da qui le conseguenze catastrofche nei confronti delle popolazioni di territori come il Congo, la più grande riserva di Coltan al mondo. La mancanza di alternative per sopravvivere e lo scarsissimo livello di scolarizzazione costringe la popolazione di tutto il territorio a una condizione d schiavitù e al disumano lavoro in miniera, con bassissimi livelli di sicurezza, in un contesto di famiglie spezzate e prive di qualsiasi mezzo di sopravvivenza dopo la morte dei cari in miniera.
Il progetto fotografco di Stefano Stranges parte da questa zona del mondo e, passando dalla produzione dell’oggetto (sud est asiatico), finisce nelle immense discariche africane. Le foto presentate in mostra sono parte del risultato della prima tappa e, attraverso un raffinato bianco e nero, restituiscono la drammaticità di una situazione ancora poco conosciuta in occidente.

La Mostra fotografica sarà visitabile fino al 6 novembre.

Stefano Stranges (Torino, 1978) Laureato in Comunicazione Interculturale, lavora come fotografo free-lance. Da alcuni anni il suo interesse è focalizzato sul campo reportagistico, con priorità per progetti di carattere sociale. Nel 2012 frequenta il Masterclass dell’agenzia fotografica MAGNUM sulla fotografia reportagistica in zone di conflitto e nello stesso anno inizia il progetto fotografico/sociale intitolato “HOMELAND”, un Work in Progress, sviluppato in diversi Paesi e presentato di numerose festival e università nel mondo. Nel 2016 inizia un progetto in DR Congo legato all’estrazione e al commercio del Coltan.